Ci siamo, i Borboni hanno messo a punto e collaudato la loro nuova arma micidiale e stanno per metterla in azione, con il beneplacito di molti cittadini se non addirittura il plauso. Questo strumento viene infatti da molti immaginato come uno strumento di lotta all’evasione, peccato che non sia così.
Partiamo dalla notizia, come riporta il Corriere della Sera l’agenzia delle entrate sta gongolando all’idea di poter finalmente mettere le mani sul nuovo giocattolo. Mi sembra di vederli mentre si sfregano le mani, soddisfatti…
Linkiesta in un video riporta l’opinione di un esperto che evidenzia tre problemi insiti nel redditometro ma non menziona quelli che sono, a mio modo di vedere, i due problemi più gravi.
1. I termini usati: in caso di incongruenza oltre i limiti scatta “l’accertamento“. Questo termine non è scelto a caso e ricorda da vicino la terminologia degli studi di settore. Un ingenuo contribuente onesto potrebbe pensare che il significato è: ” escono i finanzieri e vengono a prendere l’evasore in castagna”. Non è così, nella particolarissima lingua in uso presso l’agenzia delle entrate il termine significa che devi pagare le tasse secondo quanto risulta dal loro algoritmo. Come negli studi di settore. E qui si incastra il secondo problema…
2. la presunzione di colpevolezza ovvero l’inversione dell’onere della prova. In altre parole se io, secondo i dati dell’agenzia dell’agenzia delle entrate, ho guadagnato meno di quello che la media degli italiani spende devo dimostrare come ho fatto. E questo non è un problema da poco perchè è impossibile dimostrare di NON aver speso una certa cifra. I miei vicini di casa spendono molti soldi in vestiti e in vacanze, io no. Come faccio a dimostrarlo? Gli mostro le pezze al culo?
In questo che, a mio discutibilissimo parere, è uno schifo riesco a trovare una buona notizia: parafrasando un famoso film spero che almeno “l’ingiustizia sia uguale per tutti” e non più limitata solo ad alcune categorie.
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