La sentenza della Cassazione n. 27712 dell’11.12.2013 è veramente strepitosa, in un colpo solo ha fatto fuori alcuni dei pochi punti fermi che credevo di avere in questo burocratico paese.
La vicenda riguarda un caso tra un commercialista e il suo cliente. Il primo ha commesso un errore nella preparazione della dichiarazione dei redditi del cliente, il fisco l’ha rilevata e la sanzione deve essere pagata dal cliente. Attenzione: non stiamo parlando di uno dei casi in cui il cliente non ha consegnato documentazione al professionista, lo ha fatto in ritardo o non si è spiegato bene: il commercialista ha proprio sbagliato. Non solo, la dichiarazione dei redditi non era stata nemmeno firmata dal cliente in quanto inviata direttamente dal professionista.
Per quanto riguarda la sanzione la corte pontifica che il contribuente deve sempre vigilare sull’operato del proprio commercialista, con il massimo scrupolo e zelo. Torno a ripetere: il commercialista ha ammesso l’errore dichiarando la sua responsabilità e il cliente non ha neppure firmato la dichiarazione dei redditi.
Ma se la firma non serve a una beata mazza, perchè allora farci compilare tutta questa carta non necessaria? Terrorismo ecologico?
Ma soprattutto se io contribuente mi rivolgo a un commercialista per pagare le tasse non è che non ho voglia di farlo da solo, probabilmente non ne sono capace. Così come non sono capace di costruirmi la macchina o la casa, pilotare l’aereo che mi porta in vacanza o l’autobus che mi porta al lavoro. Se non sono capace come faccio a sorvegliare il lavoro del commercialista e a questo punto cosa lo pago a fare? Mi pare un circolo vizioso, il sistema tributario italiano è talmente complicato che solo in pochi casi si riesce a fare a meno del commercialista, basta una spesa fuori dall’ordinario e abbiamo bisogno di un consulente per compilare correttamente l’odiato modulo. Il minimo che si possa chiedere a un professionista è che sia responsabile del suo lavoro perbacco! E invece pare proprio di no.
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