Viviamo in un periodo veramente interessante. Siamo sopravvissuti al Corona Virus, ai copyright troll, a innumerevoli cambi di server, alla codifica UTF-8 e alle decisioni geniali di WordPress. Non facciamo in tempo a finire di risolvere un problema che se ne presenta un altro, non bastava la guerra in Ucraina, anche il Garante della Privacy doveva mettersi in mezzo.
Cosa è successo? Un paio di anni fa l’Unione Europea ha inventato il GDPR che è una cosa fantastica per gli utenti, i cittadini, un po’ meno fantastica per chi deve amministrare un sito web. L’inghippo è che il GDPR è immediatamente operativo, una volta tanto non si passa dai decreti attuativi nazionali, non c’è spazio per l’inserimento di clausole ad hoc quindi anche i siti web della pubblica amministrazione devono rispettarlo.
E quindi?
E quindi come ha spiegato chiaramente il Garante per la privacy in Italia non si può usare Google Analytics, neppure nei siti web della Pubblicazione Amministrazione. Ora toccherà anche ai burocrati grattarsi la testa e trovare una soluzione, in tempi brevi.
Mi sembra quasi un contrappasso dantesco, di solito è la pubblica amministrazione che si inventa norme e regolamenti che cittadini e imprese devono industriarsi ad applicare, stavolta invece no, anche perchè c’è chi sorveglia, come gli attivisti di monitorapa.